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sabato 15 agosto 2009

Pensieri di ferragosto

Il guaio è, secondo me, che tutto il sistema è fatto in modo che l'uomo, senza neppure accorgersene, comincia sin da bambino a entrare in una mentalità che gli impedisce di pensare qualsiasi altra cosa. Finisce che non c'è nemmeno più bisogno della dittatura ormai, perché la dittattura è quella della scuola, della televisione, di quello che ti insegnano. Spegni la televisione e guadagni la libertà.
Libertà, non ce n'è più. Io lo continuo a ripetere: non siamo mai stati così poco liberi, pur nella apparente enorme libertà di comprare, di scopare, di scegliere tra i vari dentifrici, fra le quarantamila automobili, fra i telefonini che fanno anche la fotografia. Non c'è più la libertà di essere chi sei. Perché tutto è già previsto, tutto è già incanalato e uscirne non è facile, crea conflitti. Quanta gente viene rigettata dal sistema perché non rientra nel modello? Facesse invece delle altre cose! Ma non c'è altro, c'è solo una spinta verso il mercato.
E San Francesco? E tutti quegli altri? Tutti matti perché non andavano a fare quello che bisognava fare a quei tempi? No, no, diversi! Persone che con la loro diversità hanno anche indicato un modo diverso di essere. Pensa, San Francesco sarà stato simpatico?
E' questa benedetta storia della libertà-à-à! Noi oggi ce la siamo ridotta immensamente, tanto che finiamo per vivere solo ai margini della nostra libertà a causa di tutto ciò che è automatico nel nostro modo di pensare, di reagire, di fare le cose. Questa è la grande tragedia. E le scuole oggi non sono fatte per insegnare ai ragazzi a pensare, sono fatte per insegnare ai ragazzi a sopravvivere, per insegnar loro delle cose con cui poi trovano un posto in banca. E quando ne esci sei condizionato. Ripeti dei modelli prestabiliti. Non è che molto facilmente ti inventi qualcosa.
L'uomo ormai è succube dell'economia. Tutta la sua vita è determinata dall'economia. Questa, secondo me, sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l'economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità - che puoi chiamare anche religiosità - a cui la gente possa ricorrere. Perché è una costante della storia umana, questo voler sapere cosa ci sei a fare al mondo.
Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Io dico che bisogna liberarsi dai desideri. Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l'altra dopo l'altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose, ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo. Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Occorre perciò un grande sforzo spirituale, un grande ripensamento, un grande risveglio. Che poi ha a che fare con la verità, di cui nessuno più si occupa. Lì Gandhi è di nuovo stupendo. Cercava la verità, quello che è dietro a tutto. "Prima credevo che Dio fosse la verità. Ora direi che la verità è Dio"."

Mi presento

Uomo, poco più che trentenne, piuttosto taciturno, che ascolta tutti, parla con pochi e decide da solo.


Sono un impasto di mansuetudine e di ira, di superbia e di modestia, di bontà e di durezza. Sono un intruglio di fervore e di frigidezza, di dissipazione e di raccoglimento, di slanci impetuosi e di apatica immobilità. Sono un polpettone di carne e di spirito, di passioni indomite e di mistiche elevazioni, di ardimenti coraggiosi e di depressioni senza conforto