E' fuori discussione. Il cambiamento è sempre una delle costanti positive della nostra vita. La nostra stessa esistenza è un percorso determinato dalla nostra indole, dalla storia personale e familiare, dalle circostanze e dal nostro desiderio di evolvere nella direzione di un progetto di vita che andiamo via via elaborando a nostra misura.
Tant'è che, il cambiamento, in questo contesto, diventa pressochè vitale. E' lo strumento che ci consente di avanzare nel percorso; di attuare avvicinamenti progressivi verso un insieme di situazioni (affetti, professione, relazioni, stile di vita) che danno significato (quello che NOI abbiamo scelto) alla nostra stessa esistenza.
Ma capita sovente che il cambiamento sia una via di fuga. O lo diventi. Che sia una specie di resa quando il percorso che avevamo in mente ci sembra ostruito da massi inamovibili.
Fuori di metafora: quando combattere per ottenere quello che vogliamo diventa faticoso e frustrante. Quando ci sembra che i risultati non siano quelli che vorremmo. Quando abbiamo la sensazione di girare a vuoto. Quando vogliamo musurare e misurarci, sapere quanto veramente valiamo agli occhi di chi ci manifesta stima ed affetto, anche e soprattutto quando le distanze spaziali e temporali ci rendono irraggiungibili o esigono una ricerca più accurata e mirata.
Cambiare, in questo caso, può voler dire allontanarsi in modo drastico dal proprio progetto, o anche e semplicemente dai luoghi consueti in cui era semplice poter essere "trovati" ...
Ottima cosa se riteniamo che quel progetto, quel percorso, quel luogo (fisico o virtuale che sia) non sia più rispondente ai nostri desideri più profondi. Se il cambio di vita corrisponde ad un brusco cambiamento di direzione voluto e guidato.
Se invece è un voltare pagina fine a se stesso, il discorso cambia. Dietro l'angolo, in questo caso, c'è la necessità di ripensare le proprie priorità, i propri valori, le proprie scelte, i propri obiettivi.
Domandarci se, quello che vogliamo veramente, è d'obbligo.
Tuttavia, fino a quando ci si costringerà a cambiare, la trasformazione non avverrà mai pienamente.
Non ci si modifica per dovere, ma per intima convinzione che ciò che raggiungiamo, attraverso il cambiamento, è migliore di quello che abbiamo nel presente.
Domandarci sempre e comunque, come ci piacerebbe essere autenticamente, al di là delle definizioni teoriche e delle aspettative altrui. Qual è il nostro più intimo desiderio e cosa ci dà piacere.
E poi ripartire da zero, con la chiarezza e consapevolezza della nostra unicità.
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