Due anni sono trascorsi... Due interminabili ma fugacissimi anni hanno visto la loro alba ed il loro tramonto, da quel giorno tristissimo di dicembre... Quando il mondo intero si preparava a celebrare il Natale, mentre io, e con me i miei cari, prendevamo congedo da un corpo esanime...
A chi mi domandava cosa fosse successo, mi limitavo a riferire: "E' venuto a mancare mio padre". Si, perchè quando succede si è comunque tentati di essere gentili con se stessi, non si ha il coraggio di usare l'espressione più cruda : "E' morto". Sembra quasi sgarbata, poco umana. Meglio reclinare su un ... "è venuto a mancare...".
E' venuto a mancare a me, quando innanzitutto si viene a mancare a se stessi, alla vita tutta, alle vie del paese, alle cose tenute nei cassetti, ai vestiti negli armadi, a quella porta o quella finestra da cui si affacciava per scrutare il cielo e capire se prometteva pioggia o sole cocente, al telefono che squilla e continuerà a squillare perchè non si ha più una voce per dirsi pronti.
Il tempo attutisce il colpo: il dolore non è più come il primo giorno, ma non sarà mai più come prima che arrivasse a colpirci. Ma il tempo insegna anche che chi ci ama c'è sempre, e quando una persona a noi cara viene a mancare continua ad esistere con noi, in noi e, soprattutto, per noi. Ed è sempre presente, nell'aria che respiri, nei lunghi pensieri della notte a darci consigli e conforto... se no come ti spieghi quelle volte in cui sei triste e senti improvvisamente dentro un calore benevolo ed una forza che prima non avevi? Se ci crederai, tutte quelle volte, sarà un abbraccio del tuo papà...
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