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domenica 25 marzo 2012

Di sogni e d'amore

In questo tempo in cui mi sembra di vivere nella "verità capovolta", che oramai mi credo maturo e finito, ho però spesso la malinconia di questo iniziale, ingenuo pessimismo buono; ho, nel voltarmi, la sensazione di voler ricominciare tutto daccapo e di non lasciare niente, non trascurare niente di quello che ho fatto, studiato, sofferto. Oggi nel voltarmi so di voler bene, un gran bene alla mia vita e a chi me l'ha data, me l'ha fatta capire, conquistare.
Non sono qui per ricercare ineluttabili o dolorose affermazioni assolute. In parecchi giovani lo squilibrio e l'equilibrio sono divisi da un filo sottilissimo. Spesso la maturazione avviene di colpo, quasi senza rumore; più spesso nasce da una crisi individuale, dall'opporsi al mondo e alla società, dallo scoprire la grandezza e l'impossibilità di un amore, di più amori.
L'accettazione della vita, così com'è, bella e brutta, nel suo vario materiarsi, mi pare oggi più di una conquista, più di un sentimento. E vale la pena di vivere in un'umanità a volte stanca, a volte grande, illusa, semplice, trionfale, sempre diversa, meravigliosa.
Vale la pena di ritrovare la fede attraverso un amore perduto e avere la certezza di quel Dio che in Sua madre, davanti a tutti, sa piangere per me.

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