Pagine

giovedì 30 maggio 2013

Ogni giorno è un giorno nuovo

Odio i giorni fotocopia. 
Quelli in bianco e nero, tutti uguali. Quelli in cui aspetti di vivere mentre il tempo non aspetta te. 
Allora, ogni giorno, cerco un particolare che distingua oggi da ieri. Un particolare, non importa quale. Un colore, un suono, un’immagine, una parola, un paesaggio, una carezza, una canzone, un silenzio, un rumore. Una sfumatura, magari appena percettibile, ma che per me che faccia la differenza tra un giorno e l’altro tra solitudine e amore tra grigio e colore tra te che cambi le cose e le cose che cambiano te. 
Dopotutto, oggi non può essere un brutto giorno se l’ho riconosciuto da ieri, se non lo confonderò con domani. Finché riesco a distinguere i giorni, sono salvo: vivo.

giovedì 23 maggio 2013

Restare ...

Non possiamo sapere per quanto tempo e se saremo capaci di restare davvero dentro una persona, senza fermarci alla pelle, anche quando non ci saremo più al suo fianco.

Potremmo essere dimenticati dopo solo due settimane, dopo due mesi, potremmo rimanere un anno, il fatto è che non lo sappiamo, non lo possiamo sapere. Possiamo solo sapere quanto su di noi certe persone sanno restare, possiamo solo sapere noi quanto posto occupano, perché lo percepiamo, lo sentiamo in maniera pulsante e incessante. 

È così complicato, è così difficile restare nella vita di una persona, talvolta risulta così difficile cercare di non mollare la presa, che l’unica cosa che ci rimane da fare è fare in modo che questa ci tenga almeno nel cuore, che questa conservi almeno una parte, anche la più piccola, anche il più remoto nascondiglio ben protetto solo per noi. 

Sarà più facile in questo modo (ri)aversi, riuscire ad esternare emozioni ormai sopite dentro l’anima, sensazioni perdute, attimi vissuti. Sarà così bello assaporare come la prima volta il sapore del miele, così dolce come il gusto delle cose ritrovate.


lunedì 20 maggio 2013

Dovremmo ... Potremmo ... Vorremmo ...

Siamo ostinati e terribili. Abbiamo questa voglia inconscia di essere l'unica vita che ha vissuto una persona. 
Ci impuntiamo troppo spesso nel non voler conoscere ciò che c'era prima del nostro arrivo e invece dovremmo farcelo amico il passato di chi abbiamo accanto, dovremmo chiedere e sapere. 
Dovremmo abbandonare la presunzione che ci porta a voler essere a tutti i costi il primo grande amore di qualcuno, dovremmo invece essere contenti del fatto che una persona abbia potuto stringere a se colori diversi, che abbia potuto amare il giallo e piangere per il verde.

Dovremmo andare oltre lo steccato che ci porta a credere che la vita sia fatta di tanti passati circoscritti che hanno un inizio e una fine ben precisa, dovremmo pretendere di più del semplice essere "una nuova vita", dovremmo voler essere il continuo di una vita che è stata meravigliosa anche quando noi non c'eravamo, dovremmo pretendere non di essere i primi e i più grandi ma gli ultimi e i definitivi, quelli che faranno dire a quella persona "Ho amato alla follia il rosso e per un certo periodo non potevo vedermi senza il bianco ma non c'è niente da fare nulla mi dona come il blu elettrico".

domenica 19 maggio 2013

Ci sono uomini e ... uomini

Ci sono uomini che lo sanno e uomini che non lo sanno...

Uomini generosi e uomini egoisti; uomini pacati nella loro sicurezza e uomini arroganti nella loro incertezza...
Uomini "caldi" e uomini "freddi". Uomini che vorranno tu metta in discussione le loro certezze; uomini che vorranno abbarbicarsi nelle loro incertezze convinti siano certezze...
Uomini che t'invitano sulla luna e uomini che t'invitano nel primo squallido motel; uomini che ti fanno promesse e uomini che non promettono niente chiedendo esattamente quel che ti danno...
Uomini che sanno chi sei fin dal primo sguardo e non tenteranno di cambiarti ...
E uomini che cercheranno per tutta la vita d'indovinarti cercando di cambiarti ...
Uomini che ti arricchiranno di quello che sono e uomini che si nutriranno della tua energia dicendoti poi che era la loro.

venerdì 17 maggio 2013

Solitudini

Siamo soli.
Questa è la verità.
La realtà è che ognuno di noi è solo, in un piccolo universo e deve diventare bravo ad esser solo in mezzo alla gente.
Perché vivere tra la gente vuol dire, a volte, anche tacere, vuol dire trattenere le lacrime e zittire le urla che si vorrebbero diffondere su tutto il globo terrestre in un solo grande momento di rabbia.
 
Vuol dire prendersi addosso le responsabilità e le fatiche che solo chi vive la tua stessa situazione conosce, che solo coloro che hanno davvero sofferto possono comprendere.
Oggi è così, piangi, e senti dentro un’insostenibile voglia di arrenderti.
Ti senti solo.
Ad ognuno le sue croci, e ben venga se la mia solitudine s’incontrerà adesso o domani o in un indefinito futuro con la tua.
Sappi solo una cosa: sei più forte di quanto credi e più valido di chiunque possa pensare di giudicarti.
 
Ti senti in colpa, ferito, stanco, sfinito.
Sei caduto, si, ma devi rialzarti.
Devi farlo sempre, ogni volta che cadi, perchè il mondo che reggi sulle tue spalle crollerebbe insieme a te se decidessi di non alzarti, e sarebbe un’altra immensa colpa, rimanere a terra.
 
La mia non è altro che un’eco tra la gente, un piccolo rumore nella folla, nelle chiacchiere inutili e sterili che si sentono in giro, ma spero tu la senta come una voce amica, e ti auguro di piangere tanto, qualsiasi cosa sia successa, anche la più stupida.
Piangile tutte oggi queste lacrime, affinché stasera siano finite, e domani non ce ne siano.

sabato 11 maggio 2013


Se lasci sedere una persona anziana, al tuo posto sul tram,  non sei gentile, almeno, non più degli altri. Se svolgi in modo innovativo e pratico un compito difficile, non sei intelligente, almeno, non più del resto del mondo. Se hai avuto la fortuna di poter conquistare traguardi importanti non sei meglio di chi li ha sognati, bensì ti è stata data un’opportunità. Se ascolti con profondità ogni lacrima, sorriso, malinconia e gioia, non sei l’unico essere sensibile, semplicemente, hai deciso d’aprire una porta nella tua percezione. Se, oggi, odi qualcuno, domani potrebbe esserti indifferente. Se, oggi, ami una persona, domani potresti detestarla.  
Una qualità si coltiva ma esistono parassiti in grado di farci sfiorire, rallentamenti precoci e, spesso, lunghi oltre la capacità della dignità. I difetti potrai celarli e mai cancellarli. Sopiti nell’ego emergono al richiamo delle loro sfide.
 
Digitare parole su un foglio virtuale le renderà come quelle orali, pronte a sfuggire al primo soffiar del ripensamento. Ignorare chi soffre in nome del rispetto. Confortare il dolore, aiuterà in primis la tua anima. Sentirsi meno in colpa adducendo la causa del mal comune, ti renderà prepotente. Ascoltare il senso di colpa per renderti immune dinnanzi le responsabilità ti terrà legato alla morale.
 
Rifiutarsi di comprendere il prossimo, gli eventi, le dinamiche sociali e dire la propria, specie in cabina elettorale, è arroganza improduttiva. Così rimanere negli schemi imposti dalle ideologie, inadattarsi alle esigenze comuni e torturare i solitari della civiltà. Dormi tranquillo, i posteri, sui tronfi, non daranno mai l’ardua sentenza. Sperare in Dio o nell’alea, genera malcontento e permette le speculazioni dei furbi.
 
Ritirarsi nei propri ranghi è impossibile. Sarai stanato. Entrare nella community, con ipocrisia, ti farà annoiare, e detestare, e imprecare, e lasciare ogni buona volontà nel mare dell’idiozia.
 
La caparbietà può aiutare l’uomo, il tempo che trascorre lo frega. Incessantemente. E anche la verità, per noi, è solo uno specchio.

giovedì 9 maggio 2013

Cos'è che fa più male ?

Son le cose che facciamo o quelle che non facciamo che ci fanno male?
Sono le parole che diciamo o quelle che non diciamo a farci male?
Sono gli amori che finiscono o quelli che non iniziano mai?
Sono le mani che si intrecciano o quelle che non si sfiorano nemmeno?
I messaggi che riceviamo o quelli che non ci arriveranno mai?
Gli oggetti condivisi, ormai sparsi per la casa o quelli che non potremmo più mostrare?
I vestiti indossati e buttati poi a terra o quelli che non ci verranno mai sfilati o semplicemente quelli che non ci vedranno mai addosso?
Quello che abbiamo vissuto o le occasioni mancate?

Nessuno lo sa.

Sono le canzoni che abbiamo ascoltato insieme a qualcuno che ci fanno male o quelle che ascoltiamo da soli e non possiamo più dedicare?
Cosa ci fa più male?
Rincontrarsi per caso in giro per la città o non rivedersi più?
Ritornare nei posti in cui siamo stati felici o non ritornarci più?
Rileggere vecchi messaggi o cancellare intere cartelle di conversazioni?
Continuare a parlarne per buttare tutto fuori o tacere nella speranza che prima o poi tutto svanisca?
La parole di troppo o quelle taciute?
Le foto che si fanno o quelle che non si ha avuto il tempo di fare?
I posti condivisi o quelli che non hai avuto il tempo di mostrare?
Essere andati ad un concerto insieme, o allo stadio, oppure a Roma o aver fatto un viaggio insieme..o non aver fatto niente di tutto ciò?
Essersi conosciuti fino in fondo o essersi soltanto sfiorati e poi allontanati?
I silenzi condivisi o quelli che non si ha più la possibilità di condividere?

Nessuno lo sa.

giovedì 2 maggio 2013

Stringere le mani

“Ti sto tenendo la mano” è un’immagine che mi è sempre piaciuta, perchè, anche se detta  da una persona che si trova distante, mi dà l’idea di vicinanza, di forza, di intimità.
 
Un giorno una persona bella mi ha detto che ogni tanto dobbiamo lasciare andare le mani che teniamo strette per capire se dall’altra parte c’è qualcuno che, a sua volta, ce la sta stringendo o se la tiene solo per inerzia, magari perchè tu la stai stringendo così forte da impedirle di lasciartela.
Mi disse:”Lo so che non è una cosa facile e che non la senti tua, ma stringere una mano comporta dispendio di tempo ed energie e tu in questo momento devi capire per chi vale la pena farlo!”.
 
E così ci provo, ci provo perchè sono stanco e devo dosare un po’ le energie, provo piano piano a lasciare la presa con le mani tremanti, con la voglia di riprenderla immediatamente, ma soprattutto con la speranza di aver scelto le mani giuste da stringere e ricordandomi sempre che chi lascerà la presa è andato ed ha scelto così, lasciando a me la possibilità di riservare le energie per chi effettivamente se lo merita.