Ci sono cose che iniziano e finiscono, restando confinate nel mezzo, tra il punto di partenza e quello di arrivo. Esistono, e nulla più. Non hanno indizi o presagi prima, non lasciano scie né ricordi, dopo.
Alcuni giorni sono così: successioni ordinate di avvenimenti. Alcuni giorni. E persino alcune vite.
Io invece amo le storie. Le storie sono valanghe, che si formano mentre scorrono, s'intrecciano all'ambiente circostante, e lo avvolgono, travolgono i loro confini, e mutano. In continuazione.
C’erano ancora prima di iniziare, in tutte quelle concatenazioni che le hanno generate. Anzi, a ripensarci, non riesci mai ad individuarne l’inizio. E, quando arriva la fine, niente di ciò che è stato finisce davvero, perché si fonde con te, trasformandoti in ciò che sei. Si fonde, e ti confonde. È un movimento ininterrotto che, cambiando, resta.
Io invece amo le storie. Le storie sono valanghe, che si formano mentre scorrono, s'intrecciano all'ambiente circostante, e lo avvolgono, travolgono i loro confini, e mutano. In continuazione.
C’erano ancora prima di iniziare, in tutte quelle concatenazioni che le hanno generate. Anzi, a ripensarci, non riesci mai ad individuarne l’inizio. E, quando arriva la fine, niente di ciò che è stato finisce davvero, perché si fonde con te, trasformandoti in ciò che sei. Si fonde, e ti confonde. È un movimento ininterrotto che, cambiando, resta.
Io sono così: ho bisogno di confondermi, per sentirmi.
Non voglio esistere di avvenimenti, non mi basta 'svolgermi'.
Voglio vivere di storie, e coinvolgermi.
Non voglio esistere di avvenimenti, non mi basta 'svolgermi'.
Voglio vivere di storie, e coinvolgermi.
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