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domenica 8 dicembre 2013

Buona notte, papà

Caro papà,

dopo questo tempo passato nel silenzio, sento ancora la forza che mi spinge a scriverti, come un bisogno mai saziato.

Dubito che ti capiterà di girare un intero universo, per finire a leggere queste umili parole. Chissà se penserai che potrebbero essere parole uscite dal sentimento di un figlio qualsiasi o proprio dal tuo.
Non so se è vero che certe cose accadono per una ragione, se questo destino è davvero già scritto o siamo noi a scegliere… non so se… tutti questi  “se” come mille dubbi che invadono la mente e annebbiano il cuore… quanti “se” sono nati nelle notti insonni, nelle ore di solitudine e perfino nei sogni, gli stessi che avrebbero dovuto sorreggere l’edificio del mio futuro. 
Quando ho visto che le fondamenta non erano abbastanza solide, ho deciso di vivere in una capanna, giorno per giorno. L’ho decorata con i fiori più profumati e più colorati, frutti della mia semplice vita su questa terra, ho scritto sulle sue pareti le parole di quei poeti che porto incise nell’anima e sulla porta ho appeso un sorriso di cartone, che, dovresti vedere, quanta felicità trasmette quando i raggi del sole si infrangono e poi riflettono, fino a disperdersi negli angoli bui dell’universo…
Passa il tempo e lui racconta una storia mentre io vivo la mia, lui scorre in silenzio ed io gli lascio le mie domande per farle trasportare lontano, verso quei “perché” che aspettano una spiegazione, di quelli che aspettano anche, pazientemente, per ore, con il numerino stretto nella mano, di fronte allo sportello d’attesa… 
Ma chissà com’è che, quando è il loro turno, arriva sempre l’ora di chiusura… Ma loro sono proprio come me, testardi, e ad ogni nuova alba sono lì, pronti per un nuovo aspettare, sperando sempre che sia l’ultimo,

Penso che ci siano stati dei giorni pieni di colpe senza padrone, di fatti che accadono e non serve buttarsi sotto la macchina del destino nella speranza di salvarsi ancora, e di momenti di apparente leggerezza e superficialità, mentre dentro si moriva, nel pieno silenzio. 
E in questi giorni mi vado domandando quali fossero i miei errori, se quelli di una persona, perdonabili con un bacio sulla fronte o una carezza sul viso, o quelli di un figlio, che rimangono come nodi in gola, come massi nello stomaco, mentre un genitore cerca di sorridere per non ferire quel piccolo cuore, figlio del proprio… 
E non ho mai trovato una risposta… mi sono sempre raccontato che io ero rimasto quel bimbo, sempre felice di vederti ... Quel bimbo che all’età di tre anni si aggrappava ai tuoi pantaloni per rimanere in piedi e che crescendo avrebbe avuto bisogno di un cuore da capire… 
 Ho cercato con gli anni di spiegarti le mie ragioni, ho tastato mille terreni, ho udito mille voci, ho pregato nelle ore più calde del giorno, per avvicinarmi un po’ di più a te e capire… capire dove sei sparito, dove sta quel papà che io continuo a vedere ogni notte, nei miei sogni e a cercare ,,, Come facevo quando eri in vita mentre tu non facevi altro che annientarti ... Dove è stata la scintilla, se è stata anche colpa mia… 
Avrei voluto spiegarti che cadere è un diritto e che anche un uomo può essere fragile, avrei voluto farmi sentire vicino per ricordarti quei giorni di sofferenza quanto quelli di gioia, passati insieme, in tutte le stagioni dell’anno, tra il caldo lieve e soffocante, tra il freddo di Natale e quello del gelo… 
E avrei voluto che tu sapessi che ti ho sempre perdonato, anche quando per un breve tempo ho creduto di non essere in grado di voltare pagina… e se accantono i miei “vorrei” non resta che il bene che non cambierà mai…

Forse non lo sai, ma pure questo è amore….


Ci pensate mai a quante cose ci mancano?

Ci ripensate mai a quando eravamo bambini e a scuola ci facevano suonare o cantare le canzoncine di Natale? E vi ricordate quando sbagliavamo sempre a scrivere “Christmas”, perché dimenticavamo il posto giusto dell’acca e della t?
Ci pensate agli addobbi, al presepe, alle lucine e a tutti i tipi di letterine che, puntualmente, andavano scritte e riscritte, per paura che Babbo Natale non capisse la scrittura?
E ci pensate a tutti quei bei film di Natale, ai “Mamma ho perso l’aereo”, alla voglia di affrontare due ladri con la stessa genialità, al desiderio di stare in un’altra città, di vedere le case addobbate come quelle americane, di passare un Natale veramente magico, di cogliere Babbo Natale con le mani nel sacco, in tutti i sensi.

Ci pensate mai? Pensate a quanto questa magia sia finita, e a quanto avesse ragione Pippi Calzelunghe quando decise di non voler più crescere, o Peter Pan o chiunque promettesse la giovinezza eterna?

Mi manca Babbo Natale, mi manca l’eccitazione nello scartare i regali, nel farsi gli auguri. Mi manca il profumo di dolci e le persone sorridenti piene di pacchi regalo. Mi manca la neve, perché in questo paese sperduto neanche nevica più. 
Mi manca Elf, mi mancano i sogni, mi manca il comportarmi bene altrimenti la Befana mi avrebbe portato il carbone. 

Mi manca la magia del Natale, mi manca essere bambino.

venerdì 6 dicembre 2013

Dopo tutto, non vorrei essere diverso da come sono. Mi vado bene così, testardo e complicato, solare e malinconico, speranzoso e coraggioso, un mix di tanti ingredienti, mescolati a mille difetti da migliorare. Con altrettanto mille montagne da scalare, con tante lacrime da asciugare, con tanti ostacoli da oltrepassare. Con mille problemi da risolvere. Come tutti d'altronde. Ma dopo tutto, se così non fosse, cosa c'insegnerebbe la vita, da cosa capiremmo i valori importanti dell'esistenza!?.

sabato 26 ottobre 2013

Essere o non essere ?

Per molto tempo ho inseguito il delirio di dividere il “giusto” dallo “sbagliato”. Ad esclusione dei verbi “uccidere” e “rubare” ad oggi non sono riuscito a trovare una separazione netta. Tutto sarebbe più facile se esistesse il verbo “fare del male”... non avrei dubbi nel metterlo sotto la colonna “sbagliato”... ma un verbo così non esiste. Come sinonimo ho trovato “ledere” ... troppo tecnico, purtroppo, per poterlo utilizzare...

In mezzo a tanti dubbi aperti, una cosa ho capito: la vita consiste in ciò che ci mettiamo dentro. Non è una grande intuizione, Shakespeare, quattrocento anni fa, l’aveva già compreso. Essere o non essere? Vivere accettando tutte le luci e le ombre del vivere o morire prima d’essere morti? 
Per risparmiarci i dolori che l’esistere comporta, l’unica scelta davvero razionale, quasi scientifica, sarebbe smettere di vivere. Ma se non intendiamo smettere di vivere, l’unica cosa poetica da fare è vivere cercando piccoli frammenti di luce in tanta notte. 
Forse non potremo decidere il nostro destino, ma possiamo scegliere come raggiungerlo: sempre tesi, invidiosi e pieni di rancore verso il mondo, oppure, disponibili a capire, a guardare il nostro film senza prenderlo troppo sul serio, a ridere talvolta delle nostre disgrazie, anche quando le troviamo ingiuste, anche quando, del film, non riusciamo a trovare il senso...

sabato 28 settembre 2013

Per tutte le volte che ...

Per tutte le volte che non parlarsi non equivale a dimenticarsi, per tutte le volte che ti ho detto "me ne vado" e son rimasto, perché chissà com'è le storie semplici non fanno per me e sono stato sempre bravo a incasinarmi il cuore e a lasciare che si perdesse negli angoli più bui, quelli dove come niente qualcuno, d'improvviso, ti pianta una lama nel punto in cui scorre il sangue più puro e quel qualcuno troppo spesso eri tu. 

Per tutte le volte che un'altra mi ha offerto quel che volevo da te e non ho potuto prenderlo perché non era lo stesso. 
Così ho avvertito più forte l'amarezza di quel che non avrei potuto avere mai, di quello che esiste ma non per te, di un regalo che purtroppo non ti piace, come una maglia per cui ringrazi ma che sai che mai indosserai. 
Ci metti un attimo a riempirti l'anima di roba che non vuoi e tu lo sai, le volte che ti ho visto con qualcuno ma infelice, sempre bellissima ma con quel sorriso malinconico di chi non ha saputo mai davvero scegliere. 

Per questo io ho preferito portarmi a casa il dolore piuttosto che una sottospecie di amore con cui scaldare momenti senza senso. Ti ho visto stare sempre con qualcuno ma mai davvero con nessuno e continuare a guardare sempre me ma da lontano. 
Essere liberi o schiavi della propria libertà è intuibile solo da dentro. 
Da fuori spesso le prigioni non si vedono.

venerdì 13 settembre 2013

A volte ti fermi e senti il bisogno di fare un "resoconto", guardi la strada che hai percorso: di quanto hai faticato per camminare, di quanto peso hai portato, di quante volte ti sei sentito crollare e di come ti sei sentito bello e forte quando nonostante tutto ti sei rialzato e hai continuato a camminare. Di quando e quante volte ci hai messo il cuore per dare e ricevere un appiglio per e da persone che poi hanno chiuso la loro porta e hai ricominciato a tremare. Ma hai ripreso ad amare, perché è così che deve andare. Sempre, sempre ricominciare!

mercoledì 28 agosto 2013

Cosa racconterò di questi anni?

Cosa racconteremo ai nostri figli, ai nostri vicini di casa più giovani, ai nostri nipoti, cosa racconteremo? 
C'è chi racconta di guerre, di epoche d’oro, di musica stupenda, discoteche colorate, 68, rivoluzioni, canne lunghissime. 
Noi, cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero? Le bugie, gli iPhone, i computer, Facebook, la Germania, la Grecia, cose brutte. Niente colori. 

Cosa racconterò?
Racconterò di me, dentro a questi anni, racconterò di chi come me non sapeva cosa raccontare. Racconterò del gelo che sento, racconterò di abbracci negati e di webcam sovraffollate. 

giovedì 22 agosto 2013

paisemiu - Il randagismo, un problema sociale... tra ignoranza e rassegnazione!

paisemiu - Il randagismo, un problema sociale... tra ignoranza e rassegnazione!

Novoli (Le) - L'estate trascorre velocemente ma sui muri del paese sono ancora affissi i manifesti che sensibilizzano la popolazione a scongiurare ogni qualsiasi possibilità di abbandono dei nostri amici a quattro zampe; gli amministratori cittadini si dicono soddisfatti per come siano andate le cose (solo tre segnalazioni di presunto abbandono brillantemente risolte grazie al lavoro sinergico delle autorità competenti - Polizia Municipale, al comando del dr. Raffaele Paladini, AUSL - dell'associazione "Libellula Rossa" responsabile della gestione del canile sito in via Veglie, a Novoli e delle tante volontarie presenti ed operanti sul territorio). 

(... continua nell'articolo)

giovedì 15 agosto 2013

... mentre le domande non finiscono mai...

Questo bisogno incessante che hanno di sapere ciò che sono, ciò che sento, mi uccide. Definire ogni mio pensiero, ogni mio battito di ciglia, ogni mio respiro con parole che racchiudano in un recinto il mio mondo mi sfinisce. 

Sono, so di essere: ecco quello che so per certo, per il resto lasciate che i miei occhi vi raccontino di ieri, che il mio sorriso vi parli di oggi, che le mie mani vi disegnino il domani. Lasciate che io sia il mio silenzio, che le parole non udite giungano al cuore perché il silenzio ha voce, ha orecchie e braccia più di qualsiasi parola.




domenica 4 agosto 2013

Ogni cosa a suo tempo

Anche le carezze possono far male.
Anche i baci possono far male e gli abbracci e le parole e le canzoni e le poesie.
Anche queste cose possono far male, quando sai che sono le ultime. Ma noi non lo sappiamo quasi mai questo, non lo sappiamo quasi mai. 

Ci ritroviamo sempre dopo a fare i conti, a fare i conti con l’assenza, a fare i conti con il vuoto, a fare i conti con i ‘’ se avessi’’. 
E' il nostro cuore. Non siamo mai pronti, mai preparati, mai proiettati verso la fine di qualcosa. Siamo alimentati da speranza, siamo sognatori con sogni messi da qualche parte, ma pur sempre conservati, non amiamo lasciare e soffriamo se veniamo lasciati. 

Ma anche i gesti più belli, quelli che ci rimettono in piedi, possono essere quelli che provocano maggior dolore. Ci sono quelli che si ricordano e possono (ri)vivere solo dentro con quieta e turbolenta rassegnazione, e ci sono quelli che mentre li fai, magari agisci così, non ci fai caso, li dai per scontati, come diamo per scontata quasi sempre la presenza di una persona. 

E si sa, anche le cose belle possono smettere di far bene, anche le carezze possono trasformarsi in graffi, i baci in lividi, le parole leggere in macigni. Ci resta il ricordare, come il rimproverarci, perché quell’abbraccio doveva durare di più, quelle parole andavano dette, e quei baci, quei baci andavano dati, senza inutili attese. Perché non lo sappiamo, non potevamo sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta che avremmo potuto parlare, agire, abbracciare, baciare, accarezzare, dire un semplice ‘’ ti voglio bene’’.

sabato 27 luglio 2013

... accade di notte

Il silenzio della notte che quasi mette paura. La luce di un lampione. Il rumore di una macchina che passa. Un cane che abbaia in lontananza. La voce lontana di qualche ragazzo che sta in giro a spassarsela.

Il profumo della notte. Sì, si respira un’altra aria. In giro c’è un altro odore. 

Non lo sentite anche voi?

Di notte è tutta un’altra storia.
Di notte si vive di più. 
Di notte pensiamo a tutte le mancanze.
Pensiamo alle persone che abbiamo perso e a quelle che abbiamo accanto, sempre. E a quelle che hanno preferito non stare al nostro fianco e sono andate via.

Pensiamo a tutto e a niente.
La notte dovremmo passarla a parlare con coloro che abbiamo nel cuore. Dovremmo passarla ad ascoltare i silenzi delle persone. Che a volte sono molto più eloquenti di mille parole.
Dovremmo passarla a scrivere. Di notte si scrive meglio. E non c’è niente di più bello che scrivere di notte. La notte dovremmo passarla sotto la finestra della persona dei nostri sogni, a cercare di cogliere ogni minimo gesto.
O forse sarebbe più giusto passarla con quelli che sono i protagonisti della nostra realtà.

La notte è una sfida.
Un lungo combattimento con i pensieri e forse con la vita.
E se decidiamo di restare svegli, sei davvero tipi coraggiosi. Perché potremmo dormire ed evitare di pensare. 
La notte è una sfida e ci ritroviamo a combattere con le parole.
A scrivere pensieri sconnessi su un foglio strappato o su una moleskine. A scrivere sms che non verranno mai inviati. E se ci pensiamo è davvero uno spreco di parole. E se ci pensassiamo ancora meglio, forse ci accorgeremmo che poi arriverà il giorno in cui potremo pentirci.
Di notte scriviamo le cose più vere, quelle che di giorno cerchiamo di nascondere occupandoci di mille altre cose. Ma la notte non abbiamo scampo, non abbiamo niente da fare, la notte ci costringe quasi a pensarci, ci tradisce o forse ci aiuta. Schiarisce oppure confonde.
Possiamo scrivere sms e fare telefonate che non avremmo mai fatto, perché di notte, certe volte, si diventa anche coraggiosi. 

Ma di solito dopo le 2 di notte non succede mai nulla di buono. Perché a volte le parole d’amore confessate di notte, vengono dimenticate di giorno.
Dovremmo vivere solo di notte. Ma se non ci fosse il giorno che ci rende tutti un po’ cinici, di notte non saremmo quasi amore, quasi perfezione.
Di notte è tutta un’altra storia.

giovedì 25 luglio 2013

Sogno o son desto?

Tu sei quello che si inebria di mille esperienze, che ama conoscere, che cerca di raggiungere delle mete, che si sfida, ma poi lascia ... 
Per ricominciare nuovamente, per paura che la noia lo possa sopraffare, per paura di mischiarsi troppo nelle sue emozioni, perché da certi sentimenti è meglio fuggire... 

Sei l'uomo dalle mille collezioni, perché ti aggrada dire "ce l'ho, questa manca, la troverò"; perché non ama stare in bilico, scegliere ... O meglio, sceglie le situazioni più semplici, dove deve investire giusto il tempo necessario per un aperitivo o un caffè, perché non vuole prendersi alcuna responsabilità ... 

Beh non credo che questo sia vivere pienamente, perché per vivere a pieno ci devi stare dentro nelle cose, te le devi sentire scorrere sotto pelle e tu le sfiori solamente perché fermarsi sarebbe troppo complicato ...

martedì 23 luglio 2013

Oggi capita così ...

Mi chiudo a riccio, ogni tanto capita.

Capita quando mi son esposto troppo ed ho sentito intorno a me l'indifferenza. 
Capita quando, a volte, ho sentito la mancanza ed ho pensato "forse non sono io ciò di cui ha bisogno"

Mi richiudo a riccio.

Ascolto, adoro ascoltare e star vicino alle persone che amo, ma da parte mia mi richiudo, se vedo e capisco d'esser di troppo.
Mi richiudo e rimetto la chiave dov'era tempo fa, prima di prenderla e riaprirmi.
Perché, in fondo, a volte si ha il coraggio di aprirsi, ma uno come me è difficile che si apra. E quando lo fa è per prendere coraggio e credere in sé.
Ma dopo accade che quel che dice rimane inascoltato. E poi accade che nessuno ha voglia di dirgli "ho cinque minuti per te", allora s'accorge che era tempo perso.

E ama per due, sogna per due, si innamora per due.

Oggi capita così, tra cielo e terra.
Insomma, un po' di negativo, misto al positivo. Chissà cosa ne uscirà fuori.
Il problema è che hai voglia di parlare, sfogarti, insomma. E sai che nessuno è disposto, perchè dovresti "chiederglielo", ma si può chiedere a qualcuno di ascoltarti? Io la trovo una cosa così innaturale, questa.

domenica 21 luglio 2013

Auguri d'amore

Non vi auguro un amore da favola, non è tanto il bello o il cattivo tempo che vi farà capire quanto può essere forte questo sentimento ma è l'impossibilità di sottrarsi ad esso, la sensazione di "inevitabilità" che vi lascerà disarmati. 
Io vi auguro di vivere un amore che non può fare a meno di essere amore, vi auguro di incontrare una persona che vi faccia cambiare la curva degli occhi quando la guardate, vi auguro di vivere quell'istante in cui capirete che il cambiamento non è un passaggio obbligato, che certe cose non sanno neppure cosa implichi il concetto di cambiamento; vi auguro quel momento in cui scoprirete che i cambiamenti che ci sono stati nella vostra vita sono serviti a non cambiare tutto questo, a preservare l'immutabile. 

Vi auguro di trovare qualcuno che non vi lasci scelta, che vi disarmi, qualcuno a cui guarderete come unico esempio quando vi chiederanno cos'è per voi la felicità. 
Io vi auguro di incontrare qualcuno che vi conceda il lusso di pensare "Se tu sei il mio problema farò in modo che tutto il mondo che mi circonda diventi la tua soluzione"
Io vi auguro di incontrare qualcuno che trasformi quel proverbio bruttissimo in "Tutti sono utili e tu invece sei indispensabile" perché l'amore quello vero non è quasi mai utile, anzi, non vi sarà affatto utile pensare sempre allo stesso ricordo, allo stesso viso, allo stesso dolore, non vi sarà utile essere felici per niente ed essere tristi per altrettanto niente, non vi sarà utile incanalare ogni energia per qualcosa che non conosce concretezza ma vi ruba lo stesso tutta l'aria, però ve lo auguro ugualmente perché ancora deve esistere una sensazione più bella di quella di un cuore che non riesce a fare a meno di un altro cuore. 

Io vi auguro il punto più alto del bene, quello che non conosce piogge, il punto in cui ti fermi e pensi "sono esattamente dove vorrei essere". Io vi auguro la totale incapacità nel tenere a freno, nonostante le lacune della vita, la voglia di rischiare per quell'unico essere.

sabato 13 luglio 2013

Sorrisi

Ci sono tanti sorrisi diversi da saper cogliere e interpretare. I più belli, quelli che conservo nel cuore, sono quelli che sprigionano la forza dell'essere, sono quelli che riconosco al volo... Sono i sorrisi che riescono a sopprimere le lacrime.

mercoledì 19 giugno 2013

Ci sono poi quelle persone che ...

E poi, esistono. 

Poi ci sono quelle persone che non rientrano in una categoria in particolare. Non le puoi definire sensibili o superficiali. 
Non puoi dir loro che sono belle o brutte. Non puoi capirlo, così, su due piedi. Loro esistono e qualche volta ti capita di incontrarle per strada, ti capita di vederle sorridere, ti capita di incrociare i loro occhi che sono in grado di far sorridere anche i tuoi. Spesso sono lì , non vengono notate. Ma loro ci sono, e noi, noi che le guardiamo non possiamo sapere cosa si nasconde dietro quegli occhi, non possiamo sapere la loro storia, eppure sorridono. Eppure non possiamo sapere quanto sarebbero disposte a mollare tutto e raggiungere la persona che amano, la persona che hanno in testa, la persona a cui vogliono davvero bene. 

Sono quelle persone che amano camminare, ma se è necessario correre...

Loro corrono. 

Sono quelle persone che amano il silenzio, ma se necessario, disposte anche a sopportare il frastuono. Sono quelle persone belle, sensibili. Sono quelle persone che non riescono a tollerare un addio perché sanno quanto può far male, quindi hanno imparato a restare, hanno imparato davvero ad esserci. 

Loro spesso stanno in disparte, aspettano di essere chiamate per nome, di essere notate. Sembra quasi che queste non si interessino a niente, che amino solo il loro silenzio. Eppure gli altri non lo sanno. Gli altri non sanno cosa sarebbero disposte a fare. 
Loro sono quelle persone che di notte incominciano a vivere, che di notte fanno a botte con emozioni e ricordi. Le persone belle, quelle che hanno la tempesta dentro, ma fuori dimostrano quiete. Le persone delicate, quelle che fanno attenzione anche solo nello sfiorarti. Le persone belle, quelle attente, quelle che vivono di sensazioni, quelle che non provano indifferenza di fronte a niente, perché tutto sembra toccarle da vicino, tutto sembra appartenergli, far parte di loro. 

Quelle che amano la vita silenziosamente, che toccano il cuore, i sogni. Che lasciano una scia di buono anche quando non si può essergli vicino, perché vivono nei pensieri, li alimentano, li accendono, donano colore alla vita, troppo spesso ipocrita, spenta, priva di dolcezza, vuota.

sabato 8 giugno 2013

E' solo colpa di un "elemento ostile" ...

E' vero, quando muore un soldato italiano in un teatro di guerra bisogna esprimere solidarietà e cordoglio innanzitutto alla famiglia del militare ucciso. Ma proprio quando drammaticamente si accendono i riflettori su una guerra dimenticata si ha il dovere di esprimere il proprio punto di vista.
Proprio quella in Afghanistan è una di quelle guerre "inutili" dove si uccide e si viene uccisi da troppi anni e dove le vittime sono soprattutto civili. La democrazia non può essere esportata mentre le forze internazionali possono imporre la pace ma solo attraverso il negoziato, le trattative diplomatiche. Che tornino a casa i nostri soldati. Vivi.

martedì 4 giugno 2013

Ho bisogno del mio tempo

Lo so, io si, lo so.
Io richiedo sempre tempo, ma dopo raggiungo l’obiettivo.
Io richiedo sempre tempo, e non sempre se ne ha a sufficienza per aspettare.
Io richiedo sempre tempo. Ne richiedo per dire un semplice ‘’ti voglio bene’’, ne richiedo per dare un abbraccio, ne richiedo per fidarmi, per dare fiducia, ne richiedo per poter chiudere gli occhi senza il rischio di essere pugnalato. 

Io sono così, con me ci vuole tempo, ce ne vuole per sciogliermi il cuore, altrimenti freddo, conserva ancora i resti dell'inverno ormai passato. 
Ma non tutti hanno la pazienza necessaria. Anche io dentro ho l’estate: è che di solito tarda sempre a giungere. 
Sono caldo sulla pelle, ma ho continuamente freddo.
Il giorno attraverso la tempesta a testa alta, non ho paura.
Ma la notte cerco un rifugio, cerco un posto per proteggermi dalla pioggia, dal mio stesso freddo.
L’amore che dò è freddo, chi lo vorrebbe per sé. 
L’amore che ho gela anche me, non riesce a scaldarmi. 
Ma io so che dentro posso essere scaldato, perché conservo l’amore, perché anche il freddo più pungente può trasformarsi in calore, se si è tra le braccia della persona giusta. 

Basterebbe poco, ma non si ha tempo. E io richiedo tempo. Per scrivere, per pensare, per volere bene, per amare.

domenica 2 giugno 2013

Pensieri e parole

I pensieri hanno bisogno di tempo e dedizione. 
Come l’anima. Come un bambino. E proprio come un educatore bisogna saper prendere i tempi, gli spazi, lasciare aria e respiro. Dosare nel giusto modo le regole e la libertà. 
Se all’anima si danno troppi comandi, imposizioni che non possono essere affatto violate, lei si atrofizza, resta immobile con la sola possibilità di guardarsi appassire e perdere, con il dolore di non vedersi più brillare. 
Un’immagine allo specchio in cui non ci si riconosce ma che uccide ancor di più. 

I pensieri poi sono come i libri, pieni di storie e parole, pagine dalle orecchie piegate per non dimenticare, immagini consumate dalle carezze delle mani che ci sono passate sopra, scritte a matite che si leggono appena e strisce di pennarello che non brillano più come prima. Bisogna avere la pazienza di metterli in ordine, riguardarli, osservarli con cura, togliere la polvere e non perdere i segnalibri, imparare le lezioni e i teoremi, andare a rivedere le formule che non funzionano, cambiare un segno, mettere un simbolo, provare con un logaritmo diverso e una funzione nuova, magari più semplice.

Ma poi, la vita che ti sorprende è quella "dell'attimo", quella che si insinua tra le pieghe delle pagine del libro mentre lo stai scrivendo o leggendo, quella dell'ultimo minuto prima di una partenza o di un ritorno, di un'attesa o di una mancanza, di una speranza, delle scelte improvvise... 
Di quei giorni che non ti saresti immaginato mai, dei giorni che non depenni dal calendario come "passati", ma che cerchi di un colore diverso perché hanno fatto la differenza, non solo più quantitativa, bensì qualitativa.



giovedì 30 maggio 2013

Ogni giorno è un giorno nuovo

Odio i giorni fotocopia. 
Quelli in bianco e nero, tutti uguali. Quelli in cui aspetti di vivere mentre il tempo non aspetta te. 
Allora, ogni giorno, cerco un particolare che distingua oggi da ieri. Un particolare, non importa quale. Un colore, un suono, un’immagine, una parola, un paesaggio, una carezza, una canzone, un silenzio, un rumore. Una sfumatura, magari appena percettibile, ma che per me che faccia la differenza tra un giorno e l’altro tra solitudine e amore tra grigio e colore tra te che cambi le cose e le cose che cambiano te. 
Dopotutto, oggi non può essere un brutto giorno se l’ho riconosciuto da ieri, se non lo confonderò con domani. Finché riesco a distinguere i giorni, sono salvo: vivo.

giovedì 23 maggio 2013

Restare ...

Non possiamo sapere per quanto tempo e se saremo capaci di restare davvero dentro una persona, senza fermarci alla pelle, anche quando non ci saremo più al suo fianco.

Potremmo essere dimenticati dopo solo due settimane, dopo due mesi, potremmo rimanere un anno, il fatto è che non lo sappiamo, non lo possiamo sapere. Possiamo solo sapere quanto su di noi certe persone sanno restare, possiamo solo sapere noi quanto posto occupano, perché lo percepiamo, lo sentiamo in maniera pulsante e incessante. 

È così complicato, è così difficile restare nella vita di una persona, talvolta risulta così difficile cercare di non mollare la presa, che l’unica cosa che ci rimane da fare è fare in modo che questa ci tenga almeno nel cuore, che questa conservi almeno una parte, anche la più piccola, anche il più remoto nascondiglio ben protetto solo per noi. 

Sarà più facile in questo modo (ri)aversi, riuscire ad esternare emozioni ormai sopite dentro l’anima, sensazioni perdute, attimi vissuti. Sarà così bello assaporare come la prima volta il sapore del miele, così dolce come il gusto delle cose ritrovate.


lunedì 20 maggio 2013

Dovremmo ... Potremmo ... Vorremmo ...

Siamo ostinati e terribili. Abbiamo questa voglia inconscia di essere l'unica vita che ha vissuto una persona. 
Ci impuntiamo troppo spesso nel non voler conoscere ciò che c'era prima del nostro arrivo e invece dovremmo farcelo amico il passato di chi abbiamo accanto, dovremmo chiedere e sapere. 
Dovremmo abbandonare la presunzione che ci porta a voler essere a tutti i costi il primo grande amore di qualcuno, dovremmo invece essere contenti del fatto che una persona abbia potuto stringere a se colori diversi, che abbia potuto amare il giallo e piangere per il verde.

Dovremmo andare oltre lo steccato che ci porta a credere che la vita sia fatta di tanti passati circoscritti che hanno un inizio e una fine ben precisa, dovremmo pretendere di più del semplice essere "una nuova vita", dovremmo voler essere il continuo di una vita che è stata meravigliosa anche quando noi non c'eravamo, dovremmo pretendere non di essere i primi e i più grandi ma gli ultimi e i definitivi, quelli che faranno dire a quella persona "Ho amato alla follia il rosso e per un certo periodo non potevo vedermi senza il bianco ma non c'è niente da fare nulla mi dona come il blu elettrico".

domenica 19 maggio 2013

Ci sono uomini e ... uomini

Ci sono uomini che lo sanno e uomini che non lo sanno...

Uomini generosi e uomini egoisti; uomini pacati nella loro sicurezza e uomini arroganti nella loro incertezza...
Uomini "caldi" e uomini "freddi". Uomini che vorranno tu metta in discussione le loro certezze; uomini che vorranno abbarbicarsi nelle loro incertezze convinti siano certezze...
Uomini che t'invitano sulla luna e uomini che t'invitano nel primo squallido motel; uomini che ti fanno promesse e uomini che non promettono niente chiedendo esattamente quel che ti danno...
Uomini che sanno chi sei fin dal primo sguardo e non tenteranno di cambiarti ...
E uomini che cercheranno per tutta la vita d'indovinarti cercando di cambiarti ...
Uomini che ti arricchiranno di quello che sono e uomini che si nutriranno della tua energia dicendoti poi che era la loro.

venerdì 17 maggio 2013

Solitudini

Siamo soli.
Questa è la verità.
La realtà è che ognuno di noi è solo, in un piccolo universo e deve diventare bravo ad esser solo in mezzo alla gente.
Perché vivere tra la gente vuol dire, a volte, anche tacere, vuol dire trattenere le lacrime e zittire le urla che si vorrebbero diffondere su tutto il globo terrestre in un solo grande momento di rabbia.
 
Vuol dire prendersi addosso le responsabilità e le fatiche che solo chi vive la tua stessa situazione conosce, che solo coloro che hanno davvero sofferto possono comprendere.
Oggi è così, piangi, e senti dentro un’insostenibile voglia di arrenderti.
Ti senti solo.
Ad ognuno le sue croci, e ben venga se la mia solitudine s’incontrerà adesso o domani o in un indefinito futuro con la tua.
Sappi solo una cosa: sei più forte di quanto credi e più valido di chiunque possa pensare di giudicarti.
 
Ti senti in colpa, ferito, stanco, sfinito.
Sei caduto, si, ma devi rialzarti.
Devi farlo sempre, ogni volta che cadi, perchè il mondo che reggi sulle tue spalle crollerebbe insieme a te se decidessi di non alzarti, e sarebbe un’altra immensa colpa, rimanere a terra.
 
La mia non è altro che un’eco tra la gente, un piccolo rumore nella folla, nelle chiacchiere inutili e sterili che si sentono in giro, ma spero tu la senta come una voce amica, e ti auguro di piangere tanto, qualsiasi cosa sia successa, anche la più stupida.
Piangile tutte oggi queste lacrime, affinché stasera siano finite, e domani non ce ne siano.

sabato 11 maggio 2013


Se lasci sedere una persona anziana, al tuo posto sul tram,  non sei gentile, almeno, non più degli altri. Se svolgi in modo innovativo e pratico un compito difficile, non sei intelligente, almeno, non più del resto del mondo. Se hai avuto la fortuna di poter conquistare traguardi importanti non sei meglio di chi li ha sognati, bensì ti è stata data un’opportunità. Se ascolti con profondità ogni lacrima, sorriso, malinconia e gioia, non sei l’unico essere sensibile, semplicemente, hai deciso d’aprire una porta nella tua percezione. Se, oggi, odi qualcuno, domani potrebbe esserti indifferente. Se, oggi, ami una persona, domani potresti detestarla.  
Una qualità si coltiva ma esistono parassiti in grado di farci sfiorire, rallentamenti precoci e, spesso, lunghi oltre la capacità della dignità. I difetti potrai celarli e mai cancellarli. Sopiti nell’ego emergono al richiamo delle loro sfide.
 
Digitare parole su un foglio virtuale le renderà come quelle orali, pronte a sfuggire al primo soffiar del ripensamento. Ignorare chi soffre in nome del rispetto. Confortare il dolore, aiuterà in primis la tua anima. Sentirsi meno in colpa adducendo la causa del mal comune, ti renderà prepotente. Ascoltare il senso di colpa per renderti immune dinnanzi le responsabilità ti terrà legato alla morale.
 
Rifiutarsi di comprendere il prossimo, gli eventi, le dinamiche sociali e dire la propria, specie in cabina elettorale, è arroganza improduttiva. Così rimanere negli schemi imposti dalle ideologie, inadattarsi alle esigenze comuni e torturare i solitari della civiltà. Dormi tranquillo, i posteri, sui tronfi, non daranno mai l’ardua sentenza. Sperare in Dio o nell’alea, genera malcontento e permette le speculazioni dei furbi.
 
Ritirarsi nei propri ranghi è impossibile. Sarai stanato. Entrare nella community, con ipocrisia, ti farà annoiare, e detestare, e imprecare, e lasciare ogni buona volontà nel mare dell’idiozia.
 
La caparbietà può aiutare l’uomo, il tempo che trascorre lo frega. Incessantemente. E anche la verità, per noi, è solo uno specchio.

giovedì 9 maggio 2013

Cos'è che fa più male ?

Son le cose che facciamo o quelle che non facciamo che ci fanno male?
Sono le parole che diciamo o quelle che non diciamo a farci male?
Sono gli amori che finiscono o quelli che non iniziano mai?
Sono le mani che si intrecciano o quelle che non si sfiorano nemmeno?
I messaggi che riceviamo o quelli che non ci arriveranno mai?
Gli oggetti condivisi, ormai sparsi per la casa o quelli che non potremmo più mostrare?
I vestiti indossati e buttati poi a terra o quelli che non ci verranno mai sfilati o semplicemente quelli che non ci vedranno mai addosso?
Quello che abbiamo vissuto o le occasioni mancate?

Nessuno lo sa.

Sono le canzoni che abbiamo ascoltato insieme a qualcuno che ci fanno male o quelle che ascoltiamo da soli e non possiamo più dedicare?
Cosa ci fa più male?
Rincontrarsi per caso in giro per la città o non rivedersi più?
Ritornare nei posti in cui siamo stati felici o non ritornarci più?
Rileggere vecchi messaggi o cancellare intere cartelle di conversazioni?
Continuare a parlarne per buttare tutto fuori o tacere nella speranza che prima o poi tutto svanisca?
La parole di troppo o quelle taciute?
Le foto che si fanno o quelle che non si ha avuto il tempo di fare?
I posti condivisi o quelli che non hai avuto il tempo di mostrare?
Essere andati ad un concerto insieme, o allo stadio, oppure a Roma o aver fatto un viaggio insieme..o non aver fatto niente di tutto ciò?
Essersi conosciuti fino in fondo o essersi soltanto sfiorati e poi allontanati?
I silenzi condivisi o quelli che non si ha più la possibilità di condividere?

Nessuno lo sa.

giovedì 2 maggio 2013

Stringere le mani

“Ti sto tenendo la mano” è un’immagine che mi è sempre piaciuta, perchè, anche se detta  da una persona che si trova distante, mi dà l’idea di vicinanza, di forza, di intimità.
 
Un giorno una persona bella mi ha detto che ogni tanto dobbiamo lasciare andare le mani che teniamo strette per capire se dall’altra parte c’è qualcuno che, a sua volta, ce la sta stringendo o se la tiene solo per inerzia, magari perchè tu la stai stringendo così forte da impedirle di lasciartela.
Mi disse:”Lo so che non è una cosa facile e che non la senti tua, ma stringere una mano comporta dispendio di tempo ed energie e tu in questo momento devi capire per chi vale la pena farlo!”.
 
E così ci provo, ci provo perchè sono stanco e devo dosare un po’ le energie, provo piano piano a lasciare la presa con le mani tremanti, con la voglia di riprenderla immediatamente, ma soprattutto con la speranza di aver scelto le mani giuste da stringere e ricordandomi sempre che chi lascerà la presa è andato ed ha scelto così, lasciando a me la possibilità di riservare le energie per chi effettivamente se lo merita.

martedì 30 aprile 2013

Scegli me.
Per una volta, scegli me.
Scegli la mia timidezza.
Scegli i miei sorrisi.
Scegli le mie incazzature.
Scegli i miei capelli disordinati e sempre sciolti.
Scegli le mie mani, che ti stringerebbero in ogni momento.
Scegli me, anche se sono un disastro.
Anche se magari non sono perfetta,
se non sono la ragazza che tutti vorrebbero.
Scegli i miei occhi che ridono,
quegli occhi che hai imparato a leggere.
Scegli il mio profumo.
Scegli i miei mille smalti,
che stanno tutti lì,
ma poi quelli che uso, quando li uso, sono solamente due.
Scegli i miei pensieri che corrono veloci, le mie mille idee.
Scegli le mie scarpe consumate per i passi
che ho sprecato cercando di stare dietro alle persone.
Scegli i battiti del mio cuore.
Scegli le risate con me.
Scegli la mia parlantina,
scegli di stare ad ascoltare tutte le cazzate che ho da dirti,
che con te mi vien voglia di parlare perchè mi stai ad ascoltare.
Scegli i pupazzi sul mio letto, la parte un po’ bambina di me.
Scegli le mie paranoie, le mie insicurezze.
Scegli i miei baci a metà,
le mie mani che tremano, i miei occhi che brillano.
Scegli le mie unghie a volte mangiucchiate, a volte perfette.
Scegli casa mia, come tua seconda casa.
Scegli le mie braccia, come rifugio.
Scegli di farmi ridere, di farmi il solletico, di portarmi ovunque.
Scegli me. Per una volta, scegli me.

sabato 27 aprile 2013

Ma tu perché mi ami?

Quando lo chiediamo e stiamo a sentire la risposta, rimaniamo per forza un po’ delusi, perché non è di semplici complimenti che andiamo alla ricerca, ma di qualcosa di più intimamente effimero. Vogliamo sentirci dire che la persona che amiamo si sia innamorata di noi perché un giorno l’abbiamo toccata in un punto in cui non sapeva di essere sensibile. “Ti amo perché il tuo modo di parlarmi mi fa sentire importante” ci piacerebbe sentirci dire, invece che “ti amo perché sei generoso e affidabile”. C’innamoriamo di minuzie, di riflessi in cui vediamo l’altra persona come pensiamo che nessuno l’abbia mai vista.

giovedì 25 aprile 2013

Siamo animali solitari. Passiamo la vita cercando di essere meno soli. Uno dei metodi più antichi è quello di raccontare una storia pregando l’ascoltatore affinché dica e senta interiormente “... sì, è proprio così, o almeno è così che mi sento. Non sei così solo come pensavi”.

sabato 20 aprile 2013

Fidarsi è bene, anche se ...

Sarà, ma mi fido molto di più delle strade sterrate, contorte e in salita, quelle che si sbriciolano sotto i piedi quando le cammini, quelle senza arrivo che ti fanno andare, andare e ancora andare.
 
Perché non esiste un arrivo del cuore. Non esistono dubbi o incertezze se vuoi bene. Non esiste la stanchezza. Non esiste indecisione.
 
Mi fido di più di chi mi manda a quel paese e poi mi sorride piuttosto che fidarmi di chi, invece, sorride sempre a imitazione di qualcosa.
Credo a chi i miei "grazie" non li vuole e si stupisce pure quando glielo dico. Credo a chi tende solo il cuore perché testa e mani le ha già date prima. Mi fido di chi non mi carica delle sue frustrazioni perché si cura di amor proprio e quello che avanza me lo regala pure.
 
E mi fido della mia testa idiota che ti chiama amore anche se la bocca non lo dice, di chi ha il cuore negli occhi e il cervello chissà dove. Di chi ha l'urgenza di dirle le cose anche se sbaglia. Sbaglia le parole, sbaglia i gesti, sbaglia il momento, sbaglia tutto quanto ma non fa ribollire sentimenti nel suo brodo.
 
Perché è in quel ribollire che ci sono i dubbi e se ce n'è anche solo uno, io non sono amato. Magari sono usato. Magari sono un muro o un passatempo. Magari sono un giocattolo, un bisogno, una cosa qualsiasi ma amato no, non lo sono.
 
Perché troppo spesso si chiama amore un bisogno solamente e troppo spesso si chiama bene un misero saluto.

 
Penso che dobbiamo riprenderci quello che abbiamo tolto alla vita, perché quasi sempre siamo noi a togliere e a toglierci, chiudendo poi gli occhi e accusando la vita e gli altri di averci privato di opportunità e anni.
Siamo noi i carnefici, che copriamo con l'ignavia le nostre colpe e ci chiudiamo al mondo, quando basterebbe tirare su la testa, guardarsi le mani intonse e dirsi : "non ho mai fatto nulla per non meritarmi questo. Adesso è tempo di darsi da fare per la vita."
 
Riprenderci la vita non è come togliere, ma è riprendersi, in tutti i sensi che questo verbo può esprimere.

martedì 16 aprile 2013

Ci sono giorni ...

Ci sono giorni in cui ti senti in esilio, in cui nulla o nessuno riesce a farti tornare in patria, giorni che scivolano via dal calendario, inutili e smarriti.
Ci sono i giorni che diventano celebri, quelli degli incontri che scuotono la vita, oppure quelli che lasciano il segno per un’emozione o una scoperta, per una solitudine o per una compagnia.
Ci sono i giorni-vigilia,­ dei conti alla rovescia, delle sfide attese e temute, i giorni che credi importanti e che invece, subito dopo, sono già appassiti.
Ci sono i giorni-civetta,­ che ti sorridono da lontano, che ti tentano e ti fanno sperare, ma poi non si presentano all'appuntamento.
Ci sono giorni di altri che una volta erano anche i tuoi e che adesso non sono più nel tuo calendario, giorni che non ritornano.
Ci sono i giorni più duri, bui anche a mezzogiorno, degli strappi improvvisi, quelli dei congedi definitivi, delle cose che non puoi cambiare anche se vorresti, i giorni in cui paghi tutto e con gli interessi, quelli in cui una fitta che avevi dimenticato torna a farsi sentire.
Ci sono i giorni-destino,­ in cui tutto ti accade e tu non hai scelto, i giorni che decidono anche per quelli successivi senza averli consultati.
Ci sono i giorni tagliati in due, quelli in cui devi strapparti via mentre vorresti rimanere oppure riesci a passare tra le sbarre e sei libero all’aperto.
Ci sono i giorni degli oroscopi, enigmi ed amuleti, in cui tutto risuona e tutto allude, i giorni esoterici.
Ci sono giorni con le mani sudate, di attese impotenti dietro porte chiuse, di esami e responsi, i giorni nelle mani di altri e talvolta in quelle di Dio.
Ci sono i giorni in cui ritrovi un’amicizia, conquisti una fiducia e quelli in cui la perdi; giorni in cui riesci a curare e guarire, quelli in cui ti sai soltanto ammalare.
Ci sono i giorni in cui ti piaci e ti porti in giro con soddisfazione e quelli in cui ti nascondi e non vorresti mai essere in tua compagnia.
 
Ci sono i giorni servili, quelli che preparano gli altri giorni, giorni che sono solo gradini, e i giorni-signori,­ quelli un po’ superbi che sono lì solo per comandare le storie e dirigere le orchestre.
Ci sono i giorni che guardi dall’inizio e quelli che guardi dalla fine, quelli che si fanno pregare e quelli che ti pregano, i giorni arrivati presto e quelli arrivati tardi.
Ci sono i giorni di mare mosso in cui, se sei saggio, ti metti al riparo e quelli di brezza leggera in cui l’aria è una carezza e devi lasciarti andare.

L'editoriale su www.paisemiu.com - Quanto vale la vita dell’uomo?

paisemiu - Quanto vale la vita dell’uomo?

venerdì 12 aprile 2013


A me, in fondo, la tristezza piace.
Non che mi piaccia essere giù, o di cattivo umore.
È che ho imparato a convivere con quel senso di malinconia che la sera, prima di chiudere gli occhi, ti avvolge del tutto.
Ho imparato ad amare di più una canzone che mi fa scendere le lacrime a fiotti, piuttosto che una dal ritmo allegro, o da ballare.
E se dovessi scegliere tra un film strappalacrime o qualsiasi un altro genere, sceglierei il primo. Non perché sono masochista, o stupido, ma perché conosco bene la sensazione di rimanere solo, di essere abbandonato.
E non riesco a vedere me stesso in un film a lieto fine, in un libro alla “vissero per sempre felici e contenti”.
Sono fatto così.
Mi piacerebbe poter dire di essere una persona felice. Ma non lo sono.
Amo stare solo nella mia tristezza.
Amo le sere di pioggia, con un libro un po’ drammatico tra le mani.
In fondo, mi trovo bene nella mia malinconia.
Forse perché una persona felice vive nella paura di diventare triste.
Mentre una persona che si è abituata alla tristezza, mal che vada, trova la felicità.
 
(Francesco Roversi)

sabato 6 aprile 2013

Caro amico, ti scrivo ...

Caro amico ti confesso una cosa ...
.
.. il mio non è un sorriso di piacere, il mio è un sorriso amaro, un sorriso di quelli che si fanno per rassegnazione.
Quando sai che oramai nulla e nessuno ti stupisce, quando ormai sai che le parole non servono più ...
... e allora non ti rimane altro che sorridere o piangere.
 
In tutti questi anni ho fatto tante cose, tante esperienze, lottato, sorriso, trascorso le domeniche solo a mangiar scatolette, trascorso mesi lontano da casa, comprato tante auto, fatto qualche viaggio, conosciuto migliaia di persone.
 
Ma è necessario, se non addirittura vitale, condividere i propri sforzi con qualcuno, arrivare la sera e dire a qualcuno: anche oggi ce l'ho fatta.
 
Continua a credere che con questo tuo atteggiamento sarai ancora capace di sorridere fino a che sarai vecchio; io lo spero per te. Ma sono convinto che la realtà è un'altra. Che prima o poi anche tu ti guarderai intorno e ti renderai conto che niente ha un senso se non hai qualcuno con cui condividerlo.
 
In te rivedo tante cose di me, la delusione, soprattutto.
 
La ferita di aver amato qualcuno e di non essere stato capace di tenerlo a te, di aver rinunciato ai tuoi sogni per realizzare sogni comuni e di essere stato messo da parte come uno straccio vecchio. Di aver scelto di amare gli altri piu che te stesso e poi di non essere stato ricambiato allo stesso modo. Certo impari, poi ad amare te stesso, ed entri in un circolo vizioso. In cui credi che chiunque si interponga tra te e la tua vita sia un fastidio. E allontani tutti.
 
Per paura. Di soffrire di nuovo.
 
Perchè forse sai che quando ami una persona sei talmente preso dal suo bene che rinunci al tuo. Ma prima o poi la rabbia svanisce, la voglia di dimostrare a te stesso di farcela da solo non basterà più a dare un senso alla tua vita. Avrai bisogno di ricominciare a provare emozioni, emozioni buone.
 
E spero che accada prima che il tuo corpo diventi piu vecchio del tuo cuore.

venerdì 5 aprile 2013

Se senti di appartenere a qualcuno, non allontanarti, non far che si allontani.
Fai in modo che la tua vita lo avvolga perché se senti di appartenere a qualcuno ci deve essere una ragione che va oltre il concepibile, la materia, il tempo e la distanza. Non è vero che una persona vale un altra, e l'amore è qualcosa che si può trovare in chiunque ci sia una qualche affinità con noi.

Ci sono legami che esistono ben prima che veniamo al mondo, in un mondo più vasto dove le anime si intrecciano, e quando abbiamo la fortuna di incontrarne il corpo riconosciamo in esso quell'anima che più delle altre ci teneva al caldo prima che nascessimo e ne desideriamo così tanto il calore che ogni altro corpo ci risulta freddo.

La vita ci mette del suo, sia per l'incontro sia per il distacco. Mette in gioco le esperienze individuali e il presente per porci alla prova, per farci crescere e capita che ci confonda, che ci porti a scappare perché non sappiamo cosa vogliamo, perché non ci riconosciamo o non abbiamo ancora trovato la dimensione che ci fa vivere.
E allora fuggiamo anche da quell'unico tepore che può darci la forza di risollevarci, per paura di trascinarlo con noi nell'abisso.
 

Per questo se si sente di appartenere ad una persona, a prescindere che quel qualcuno ci appartenga o meno, si deve far di tutto per non far mancare mai ciò che essa stessa ci permette di provare. Non catene, ma un delicato tepore tale da offrirle la sicurezza di cui ha bisogno.
Rischiare di perderla davvero significherebbe perdere l'unica anima capace di darci la gioia che desideriamo da quando, nascendo, ne abbiamo perso il contatto.

giovedì 4 aprile 2013

Esiste anche questo al mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime. Una di quelle cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno lo capirebbe. Una tristezza che non può prendere forma, si accumula quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento.
Una volta, quando ero più ragazzino, avevo provato a esprimerla a parole. Ma non ne avevo trovata una che potesse trasmettere il mio sentimento ad altri, anzi nemmeno a me stesso, così avevo rinunciato. E avevo chiuso sia le mie parole sia il mio cuore. La tristezza troppo profonda non può prendere la forma delle lacrime.

mercoledì 3 aprile 2013

Siate la scelta, non l'alternativa, anche se sentite di amare oltre ogni modo.
L'amore non è né una pretesa né un elemosina e se non basta l'amore di entrambi per condurre alla scelta reciproca allora prendete la vostra vita e portatela altrove, dove possa attecchire, dove possiate essere la scelta di qualcuno.
 
Io lo so, non è facile e il duro non è capire che sia così, il duro è accettarlo e attendere il tempo che questa verità sia assimilata dal nostro tessuto emotivo.
 
Siate la scelta, non l'alternativa perché è l'atto d'amore ultimo che possiate fare verso voi stessi e verso chi non sa, non vuole, non può scegliervi.

martedì 2 aprile 2013

Otto anni fa ci lasciavi ...

 
 
Vi confesso con semplicità che provo vero turbamento per il futuro del mondo quando noto generazioni giovani incapaci di amare veramente o che riducono il loro donarsi allo scambio di gratificazione tra eguali, incapaci di vedere nella sessualità una chiamata, un invito ad un amore più alto e universale. ~ Papa Giovanni Paolo II (18 Maggio 1920 - 2 Aprile 2005)

sabato 30 marzo 2013

Ho smesso

Ho smesso di credere a quelle persone che mi dicevano “ci sono”.
A quelle che ogni tanto mi prendevano per mano e mi assicuravano che loro ci sarebbero state sempre per me. Ho smesso di vedere quello che mi sembrava fosse, e ho iniziato più a capire quello che in realtà c’era.
E ho visto.
Ho visto che le persone possono lasciarti, mandarti via con una facilità incredibile.
Ho visto che per loro è sempre più semplice perché ti sbattono la porta in faccia ridendo mentre tu piangi ripetendoti a mente i loro “ci sarò”,i loro “ti voglio bene”.
Ho smesso di credere a tutte queste bugie.
Ho imparato la lezione. Se uno rimane lo si capisce quando ti guarda e intanto ti sorride, ma non dice nulla...